L’AMICO DI FRED – ESTRATTI STAMPA

IL MESSAGGERO – ROMA

Palladino autore e regista è anche interprete del sulfureo Freddy, mentre Andrea Murchio canta ed esegue le musiche dal vivo, proponendo un artista fragile, ciclicamente depresso, un sognatore di bambole che al pianoforte ritrova la sua identità. Perdonando qualche concessione alla macchietta il gioco tra i due funziona, anche quello del doppio sospeso tra vita e morte cui il cinema e la letteratura ci hanno abituato.

Paola Polidoro

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Il diavolo veste swing
Murchio è davvero bravo, suona il pianoforte, canta, recita, dà spessore al personaggio del musicista che si vende l’anima al diavolo per il successo.
Palladino non manca di caratterizzare, come fa spesso – è una delle caratteristiche del suo teatro – più personaggi contemporaneamente. Ha la capacità di realizzare da solo, un dialogo a più voci (esilarante quello tra il diavolo e la diavolessa-trans) alternando il ruolo maschile a quello “femminile” con rapidità; è l’uno e l’altro contemporaneamente.
Lo avevamo già apprezzato sdoppiarsi (triplicarsi, quadruplicarsi…) nel precedente lavoro “Sputa la gomma” (sempre all’Orologio) dove dava voce e corpo ai vari studenti, oltre al professore. E in “La matematica sentimentale” sapeva alternarsi nei panni dello studente conquistato dai numeri e del docente tanto sicuro con le formule algebriche quanto imbranato nei fatti della vita.
In “L’amico di Fred” con i due attori c’è un terzo protagonista: le canzoni di Fred Buscaglione, che sanno di nicotina, che puzzano di whisky, che sprizzano eros. Sono la musa ispiratrice, il filo che unisce la storia. Sono carnali, viscerali, “infernali” è il caso di dire.

Monica Menna

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FUORI LE MURA .IT

Le canzoni del cantautore torinese scivolano sul palco fondendosi con il ritmo della recitazione: a veder che si scatenano così sulla scena, quei due, viene quasi voglia di alzarsi in piedi e ballare insieme a loro. Uno spettacolo che non lascia un attimo di respiro, proprio come le canzoni del buon vecchio Fred (…) uno spettacolo ironico, brioso, a ritmo di swing su una meteora – per la brevità della sua carriera – del firmamento musicale italiano, inimitato e inimitabile, unico… perchè ha venduto l’anima al diavolo.

Andrea Scutellà

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TEATRO E SPETTACOLO.ORG

Lo spettacolo è frizzante, brioso, ricco di battute e gag, la costruzione drammaturgica è riuscitissima, un intreccio di canzoni, monologhi, dialoghi, racconti in terza persona, in una fitta rete testuale, compatta e fluente. Fondamentale il ruolo della musica che con la sua forza trascinante e suggestiva riempie gli spazi e avvolge attori e spettatori, contribuisce a creare l’atmosfera dei locali americani anni ’50 insieme al fumo e ai fiumi di alcol, si possono quasi vedere i tavolini rotondi, le belle ragazze in abiti succinti e gli avventori un po’ ubriachi un po’ gangster che si avvicendano attorno al palco. I due splendidi interpreti sono assoluti padroni della scena per esperienza e carisma, generosamente si danno al pubblico, mantenendo sempre alto e vivace il ritmo tanto quello testuale, quanto quello della messinscena.

Giusi Potenza

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Un racconto molto avvincente, frizzante, giocoso, satirico ma anche drammatico. Andrea Murchio ha avuto l’arduo compito di sostenere la parte del cantante, e l’ha fatto con coraggio ma, anche, con eleganza e convinzione evitando, assieme all’autore, di cadere nella trappola di utilizzare il vero canto di Buscaglione ma reinterpretando, con umiltà ed efficacia, quella musica con risultanti senz’altro lusinghieri. Al suo fianco, nella parte del diavolo, lo stesso Palladino per una coppia di attori dalla recitazione molto intensa che ben intepretava evidentemente plasmata sulle caratteristiche dei due attori. Alessia Sambrini con scene costumi e luci, tutto molto semplice, ha dato la giusta cornice allo spettacolo.

xClaudio Listanti

IL FUTURISTA 

L’amico di Fred risulta uno spettacolo piacevole e complesso. Racconta la storia di una vita, la rimescola con sapienza e tratti di genio, la affida al palcoscenico attraverso una messinscena lineare e suggestiva, le luci soffuse di Alessia Sambrini e, beninteso, 2 attori credibili. La ricerca sulla struttura del testo e della drammaturgia c’è, ma non è esibita: in sala, nel teatrino del Casino di San Remo, nessuno ha pensato di assistere a uno spettacolo d’avanguardia. Il pubblico locale che è dei più ostici, s’è infatti prodotto in vivi consensi e 4 chiamate al proscenio.

Giovanni Choukhadarian

 

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