“Per sbaraccare occorre baraccare”
affermava il Duce Benito Mussolini nel dare il via all’opera di sventramento e demolizione degli insediamenti urbani del centro storico; l’obiettivo era di ridisegnare un nuovo profilo all’urbe romana in linea con l’immagine imperiale che si voleva dare. Dal 1924 al 1937 il governo realizzò dunque le borgate ufficiali di edilizia popolare affidate allo I.C.P., Istituto Case Popolari, nella zona dell’Agro Romano, in cui trasferirvi forzatamente i residenti delle vecchie case del Centro Storico in via di demolizione. Questi, molto spesso artigiani con abitazione sopra la bottega vennero dunque sradicati dal loro ambiente e trasferiti fuori dalla città, secondo le disposizioni del regime che concepiva i nuovi insediamenti come case rurali per novelli contadini. Questa migrazione comandata dall’alto portò di fatto ad un disorientamento drammatico, seppur concepita per migliorare le condizioni abitative dei suoi abitanti.
Inoltre, nella fretta di portare a termine la grande opera di trasformazione urbana, realizzata in poco più di un decennio, molti sbaraccati in attesa di nuova sistemazione vennero ospitati in via “temporanea” in quattro “Alberghi Suburbani” alla Garbatella, realizzati secondo le modalità mutuate dall’architettura collettivista dell’epoca e disciplinati da rigide regole di convivenza collettiva. Di questi il più conosciuto è l’Albergo Rosso che tuttora conserva il suo colore originario e che ha dato vita ad uno spettacolo scritto da Pierpaolo Palladino, basato sulle testimonianze vive degli anziani “albergaroli” dell’epoca e interpretato da Ninetto Davoli.
Da questo spettacolo il regista Francesco Albanese ha realizzato per Teleroma 56 il documentario “Gli alberghi della Garbatella” che proponiamo con interviste agli anziani testimoni che vissero quegli avvenimenti abitando proprio all’albergo Rosso e agli attori della compagnia che ha realizzato lo spettacolo.