Sputa la gomma! – scheda tecnica

scheda tecnica “sputa la gomma”

 

tale scheda è da considerarsi per l’allestimento ideale. Si può comunque ripensare in base allo spazio e alle disponibilità tecniche.

 

spazio

 

dimensioni minime

larghezza 5m

profondità 5m

altezza 4,5m

in caso di altezze minori e spazi particolari è necessario contattare la compagnia

e nel caso rivedere anche la lista dei proiettori

3 americane sul palco

staffe in sala

tagli sul palco (bilancini o stativi)

quadratura quadratura nera montata all’ italiana

(è possibile utilizzare anche una quadratura alla tedesca con passaggi in prima e ultima,o altre possibilità di allestimento che vanno comunque preventivamente concordate)

luci

 

carico carico minimo 18 kw

18 ch dimmer

mixer luci smartfade etc

 

proiettori 18 pc 1000w completi di telaio e paraluce

2 sagomatori etc da 750 watt ottica zoom

5 par 64 CP62

accessori 25 ganci per proiettori

a seconda della grandezza dei teatri 12 pc 1000 watt possono essere sostituiti con 12 pc 500 watt

fonica

impianto adeguato alla sala

1 lettore cd professionale con autocue

mixer

postazione audio e luci congiunta e a vista diretta sul palcoscenico

1 aiuto elettricista per montaggio e smontaggio

per informazioni tecniche:raffaella.vitiello@gmail.com +39 3398277473

Sputa la gomma! lo spettacolo

s2Associazione Culturale Racconti Teatrali
presenta
SPUTA LA GOMMA!
il teatro va a scuola
di e con Pierpaolo Palladino
Regia
Manfredi Rutelli
il video: Sputa la gomma
Rassegna stampa
Scheda tecnica
Un teatrante a Roma viene inviato in una scuola media per realizzare un laboratorio di teatro finalizzato all’integrazione tra ragazzi normodotati e con disabilità. La scuola sorge in una ex borgata dove la maggior parte dei ragazzi è disagiata, con famiglie difficili alle spalle e una diffidenza reciproca tra i ragazzi stessi e le istituzioni.
La vicenda, ispirata a esperienze realmente vissute dall’autore, è ricostruita come un percorso a tappe, un viaggio appassionato di Lorenzo, il protagonista, alla scoperta di se stesso e delle proprie paure, nella difficoltà di comunicare con i ragazzi e motivarli a partecipare.
Da una parte le insicurezze “dell’esperto” e dall’altra le realtà sociali della scuola: la diffidenza degli insegnanti e il timore degli allievi a mostrarsi e mettersi in gioco, nella continua ricerca di un linguaggio comune tra l’adulto e ciascun ragazzo, con l’unica scommessa che è quella del teatro e delle sue necessità da trovare di volta in volta.
Note di regia
Un codice. Questo è il grande tema della comunicazione teatrale ed ogni volta è una sfida, affascinante, che stimola la fantasia, la creatività, l’immaginazione.
Anche il protagonista della nostra storia, Lorenzo, è alla ricerca del giusto codice per poter comunicare con dei ragazzi, con un’età ormai lontana, diversa; una generazione cresciuta in situazioni mai riconducibili ad un’esperienza personale. La periferia urbana in cui si trova la scuola dove il nostro inesperto insegnante di teatro, suo malgrado, viene mandato ad operare è l’esempio del nostro tempo; di come non si sia più capaci di capire, di ascoltare, di sentire gli altri. E solo chi è abituato a lottare per conquistare un obbiettivo, può superare ogni ostacolo e scoprire un mondo, un’umanità, che troppo spesso diamo per persa. Quando forse siamo noi ad esserci smarriti.
Non è la prima volta che con Pierpaolo mi trovo a dover affrontare testi solo apparentemente monologanti, ma invece sempre ricchi di personaggi forti, ben delineati, ben definiti, e a cui ci si affeziona come se li vedessimo, li incontrassimo realmente sul palcoscenico. E in effetti ci sono, sono lì, evocati dagli sguardi, dai gesti, dalle azioni, dal filo teso del dialogo. Ecco la sfida. Rendere vivo ciò che la parola evoca. E non è difficile riuscire a dare vita ad un racconto così ricco di situazioni, di sensazioni e sentimenti.
Si tratta solo di ascoltare tutti i suoi protagonisti. Ed è questo che ho voluto fare, aiutare la storia, offrendo, con la massima semplicità, il codice del suggerire, dell’associare ad un oggetto un segno, un luogo; una stanza, una palestra, una strada, così come il cerchio in cui i ragazzi svolgono i loro esercizi, la panca, la porta, il sipario. Lasciando al pubblico la libertà di tracciare i loro volti, i loro sguardi, i loro gesti.
Sperando di essere stato capace, come Lorenzo, a trovare il giusto codice per entrare nella testa degli altri.
manfredi rutelli
Ufficio Stampa
Fiammetta Baralla e Marialuisa Giordano
3332015944 – 3383500177
fiammettabaralla@alice.it teatro@marialuisagiordano.it

Associazione Culturale Racconti Teatrali

presenta

SPUTA LA GOMMA!

il teatro va a scuola

di e con Pierpaolo Palladino

Regia Manfredi Rutelli

.

Un teatrante a Roma viene inviato in una scuola media per realizzare un laboratorio di teatro finalizzato all’integrazione tra ragazzi normodotati e con disabilità. La scuola sorge in un a ex borgata dove la maggior parte dei ragazzi è disagiata, con famiglie difficili alle spalle e una diffidenza reciproca tra i ragazzi stessi e le istituzioni. La vicenda, ispirata a esperienze realmente vissute dall’autore, è ricostruita come un percorso a tappe, un viaggio appassionato di Lorenzo, il protagonista, alla scoperta di se stesso e delle proprie paure, nella difficoltà di comunicare con i ragazzi e motivarli a partecipare. Da una parte le insicurezze “dell’esperto” e dall’altra le realtà sociali della scuola: la diffidenza degli insegnanti e il timore degli allievi a mostrarsi e mettersi in gioco, nella continua ricerca di un linguaggio comune tra l’adulto e ciascun ragazzo, con l’unica scommessa che è quella del teatro e delle sue necessità da trovare di volta in volta.

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Note di regia

Un codice. Questo è il grande tema della comunicazione teatrale ed ogni volta è una sfida, affascinante, che stimola la fantasia, la creatività, l’immaginazione.

Anche il protagonista della nostra storia, Lorenzo, è alla ricerca del giusto codice per poter comunicare con dei ragazzi, con un’età ormai lontana, diversa; una generazione cresciuta in situazioni mai riconducibili ad un’esperienza personale. La periferia urbana in cui si trova la scuola dove il nostro inesperto insegnante di teatro, suo malgrado, viene mandato ad operare è l’esempio del nostro tempo; di come non si sia più capaci di capire, di ascoltare, di sentire gli altri. E solo chi è abituato a lottare per conquistare un obbiettivo, può superare ogni ostacolo e scoprire un mondo, un’umanità, che troppo spesso diamo per persa. Quando forse siamo noi ad esserci smarriti.

Non è la prima volta che con Pierpaolo mi trovo a dover affrontare testi solo apparentemente monologanti, ma invece sempre ricchi di personaggi forti, ben delineati, ben definiti, e a cui ci si affeziona come se li vedessimo, li incontrassimo realmente sul palcoscenico. E in effetti ci sono, sono lì, evocati dagli sguardi, dai gesti, dalle azioni, dal filo teso del dialogo. Ecco la sfida. Rendere vivo ciò che la parola evoca. E non è difficile riuscire a dare vita ad un racconto così ricco di situazioni, di sensazioni e sentimenti.Si tratta solo di ascoltare tutti i suoi protagonisti. Ed è questo che ho voluto fare, aiutare la storia, offrendo, con la massima semplicità, il codice del suggerire, dell’associare ad un oggetto un segno, un luogo; una stanza, una palestra, una strada, così come il cerchio in cui i ragazzi svolgono i loro esercizi, la panca, la porta, il sipario. Lasciando al pubblico la libertà di tracciare i loro volti, i loro sguardi, i loro gesti. Sperando di essere stato capace, come Lorenzo, a trovare il giusto codice per entrare nella testa degli altri.

Manfredi rutelli

Leggi un estratto del TESTO

 

 

Sputa la gomma! rassegna stampa

Sputa la gomma! rassegna stampa

La differenza
Un documentario da palcoscenico lo “Sputa la gomma!” di Pierpaolo Palladino
«Alla fine… la locandina con tutti i nomi, in ordine alfabetico…». Poche parole, quasi sussurrate, pronuncia Lorenzo nell’incipit del suo racconto. Parole che esprimono profonda soddisfazione per la riuscita del suo difficile progetto di avvicinare dei ragazzini al teatro. Siamo sulla scena di Sputa la gomma! il monologo scritto e interpretato da Pierpaolo Palladino, con la regia di Manfredi Rutelli, attingendo alle sue memorie di conduttore di laboratori nelle scuole medie inferiori della periferia romana. Una narrazione in flash back che apre squarci di riflessione sulla natura delle relazioni scolastiche e familiari, sulle dinamiche che ne determinano un quotidiano stereotipato e sempre in bilico di equilibrio.
Avvezzo a indagare istituzioni con tendenze “totalizzanti”, Palladino nella sua attività autorale era entrato con Tempo zero nelle camerate dei soldati di leva, svelandone il tedio e l’inutilità di giovani vite sospese in attesa del congedo. Era il 1995 (il testo vinceva in quello stesso anno il soppresso Premio IDI) e il drammaturgo non ancora trentenne, e fresco di naja, puntava il dito sul consesso militare che attendeva di rinnovarsi sul piano legislativo. E se allora lo spettacolo entrava nel dibattito sulla riforma del servizio militare, oggi è significativa la coincidenza delle repliche di Sputa la gomma! con l’avversato disegno di legge Gelmini – approvato in questi giorni alla Camera con la richiesta di fiducia. Significativo di quanto un certo teatro – quello indipendente, meno sostenuto e visibile – sia in sintonia con la società civile, con le sue istanze e i suoi malesseri.
Da solo in scena, Palladino mette in campo tutte le sue capacità istrioniche, dando voce al narratore Lorenzo e moltiplicandolo in una serie di altri personaggi, dai ragazzini con tutti i loro vizi e le loro debolezze, alla preside burocratizzata, dai bidelli scorbutici ai professori che osteggiano questo novello insegnante di teatro, e non solo. Ambientata in una scuola media di una qualsiasi periferia urbana italiana, la storia è quella di un attore “precario” che per sbarcare il lunario accetta di condurre un laboratorio in quell’istituto scolastico, mentre gli altri componenti della sua compagnia sono impegnati nelle riprese di una fiction televisiva. Ne esce una realtà prismatica, densa di emozioni e tendente alla denuncia di una scuola incapace di fronteggiare condizioni esistenziali difficili e portata a replicare al suo interno gli abituali processi di emarginazione sociale. Contro questi processi si pone l’attore Lorenzo, utilizzando gli strumenti del teatro e riconfermandolo medium per eccellenza di comunicazione tra essere umani.
Pochi elementi scenografici incorniciano l’azione monologante, oltre la “classica” sedia del narratore, lo scheletro di una lavagna troneggia al centro della scena e funge anche da appendiabiti. E due cestini di plastica funzionali al leit motiv che dà il titolo alla pièce. Quel “sputa la gomma!” pronunciato dal professore di teatro fin dal primo contatto con gli aspiranti giovanissimi attori, ragazzini di dodici anni incapaci di immaginare un mondo diverso da quello che sono costretti a vivere nelle loro “difficili” famiglie. Spesso sono figli di emigranti, la cui prima nota di esclusione è rappresentata dalla lingua e si ritrovano così a subire l’intolleranza dei compagni, alla stregua della ragazzina Down che vive la sua diversità con rassegnazione. Solo nel tempo e nello spazio del teatro la bambina riuscirà ad affrancasi dall’insegnante di sostegno che la inibisce nel suo bisogno di mostrarsi e di comunicare proprio quella sua diversità. Nel flusso drammaturgico, che scorre per ottanta minuti, la diversità perde l’iniziale accezione negativa, di eccezionalità sub-normale, e si trasforma, nel divenire del teatro a scuola, in regola per la creazione stessa, diventa una ricchezza per l’ensemble nato dal laboratorio di Lorenzo. Dal suo spavento iniziale, dovuto a tanta diversa umanità, Lorenzo elabora un modo di comunicare con i ragazzi, crea delle aperture nelle loro piccole coscienze in via di formazione, e sono proprio i momenti di allentamento delle auto protezioni dei giovani a generare zone di particolare emozione.
Tra training fisico e prove vocali sugli ironici versi di Gioacchino Belli, il gruppo arriva allo spettacolo finale, al piccolo-grande saggio di quell’esperienza profonda, che un’ellissi della scrittura ne lascia solo immaginare il successo. E alla fine sembra svelarsi un duplice significato del sottotitolo “Il teatro va a scuola” di questo Sputa la gomma! – in scena all’Orologio di Roma. Lorenzo con i suoi ragazzini ha ritrovato il senso più profondo del fare teatro.
Sputa la gomma! è la prima tappa di una trilogia che Pierpaolo Palladino presenterà nei prossimi mesi a Roma, sempre con la regia di Manfredi Rutelli. A dicembre, dal 2 al 21, andrà in scena al Teatro Lospazio.it L’ultimo angelo e poi La matematica sentimentale, da 27 gennaio al 15 febbraio, debutterà al Teatro dell’Orologio.
In teatro: Pierpaolo Palladino, Sputa la gomma!. Roma, Teatro dell’Orologio. Fino al 19 ottobre.
Mariateresa Surianello
IL ROMANISTA
Sospeso in un fascio di luce lilla fluttua l’abbraccio fra Lorenzo e uno dei suoi studenti: il guscio di reciproca diffidenza si è schiuso, ora ci si può voler bene senza vergogna, senza paura. Non ha vita facile il giovane Lorenzo, aspirante attore senza lavoro e costretto ad insegnare in un laboratorio teatrale presso una scuola media. La conca pasoliniana in cui viene precipitato brulica di bulletti di periferia, di lolite sboccate e persino di ragazzi afflitti da ritardi mentali. Incredulo, stizzito, preoccupato per uno stipendio lontano da venire, Lorenzo affronta con la passione per il palcoscenico un manipolo di pischelli che da principio si dimostreranno strafottenti, ma poi, cadute le maschere dietro quale celare insicurezze e timori, si lasceranno conquistare dal Teatro. Si ispira ad una vicenda realmente avvenuta “Sputa la gomma!”, di e con Pierpaolo Palladino che coniuga in questo testo l’intento civile di portare all’attenzione del pubblico realtà purtroppo ancora ai margini, con l’ironia e l’autoironia che smorza in una risata l’affanno del vivere. Il protagonista muove da realtà tristemente contemporanee (il bullismo come affermazione nel branco, i trentenni-capofamiglia aiutati dai genitori per arrivare a fine mese, l’oscuro sottobosco degli agenti teatrali, l’approccio svogliato nei confronti della cultura) e le demolisce restando sì a tasche vuote, ma con il cuore gonfio di ricordi. La regia di Manfredi Rutelli muove l’attore, solo apparentemente monologante, in uno spazio con pochi segni che definiscono la palestra e gli altri locali della scuola. Il ritmo alterna fasi di commossa riflessione ad in rapida successione: spesso si ha la sensazione di un vero e proprio montaggio cinematografico che, grazie anche al rapido cambio luci (Riccardo Gargiulo) e ai motivi musicali (Pino Cangialosi), definiscono nel vuoto le fisionomie di quei ragazzetti: Pamela, Tyron, Rosy e poi la bidella, la professoressa Giusti. Erano tutti lì o così ci è parso.
Paola Conte
Fuori Le Mura (On line)
Il teatro può essere uno strumento capace di motivare dei ragazzi con situazioni familiari difficili e capace di integrare ragazzi normodotati con ragazzi disabili ? Pier Paolo Palladino risponde a questa domanda realizzando lo spettacolo “Sputa la gomma”! sottotitolato “Il teatro va a scuola” (…) Nel palcoscenico Pier Paolo Palladino crea i personaggi della sua vicenda grazie ad un’immaginaria rappresentazione. Lo spettatore è catapultato su una scena in cui l’attore, da solo, riesce a creare tanti ambienti e tanti personaggi con diversi stati d’animo e problemi. “Sputa la gomma!” prova a simulare una comunicazione molte volte difficile tra generazioni diverse, tra ragazzi che vivono spesso senza una chiara motivazione e un’istituzione come la scuola che cerca di comprendere e imporre codici sociali comunicativi a volte sbagliati.
Lucia Nigro
TeatroTeatro.it (On line)
Pierpaolo Palladino ritorna nel suo nuovo spettacolo Sputa La Gomma!, a quell’approccio popolaresco che lo aveva già contraddistinto, dove popolaresco deve intendersi come “stare” tra la gente e non “andare verso” rimanendone comunque lontano. (…) riesce a tenerci appassionatamente interessati per quasi un’ora alla storia di questo manipolo di “diversi” dove diverso è però, finalmente, inteso in maniera positiva. Bravo. Ed è per questo che Sputa La Gomma!, e i personaggi che rappresenta, sono molto più veri di quelli che ogni giorno vediamo alla televisione. Anche se non sono modelli per nessuno, la loro lotta per dover essere accettati ogni giorno assume un significato che è più forte di tutto. Così come forti sono quei maestri che ogni giorno fanno sì che le vite di queste persone abbiano un senso che va al di là di meri doveri istituzionali. Speriamo siano tanti.
Renato Massacce

IL ROMANISTA

Sospeso in un fascio di luce lilla fluttua l’abbraccio fra Lorenzo e uno dei suoi studenti: il guscio di reciproca diffidenza si è schiuso, ora ci si può voler bene senza vergogna, senza paura. Non ha vita facile il giovane Lorenzo, aspirante attore senza lavoro e costretto ad insegnare in un laboratorio teatrale presso una scuola media. La conca pasoliniana in cui viene precipitato brulica di bulletti di periferia, di lolite sboccate e persino di ragazzi afflitti da ritardi mentali. Incredulo, stizzito, preoccupato per uno stipendio lontano da venire, Lorenzo affronta con la passione per il palcoscenico un manipolo di pischelli che da principio si dimostreranno strafottenti, ma poi, cadute le maschere dietro quale celare insicurezze e timori, si lasceranno conquistare dal Teatro. Si ispira ad una vicenda realmente avvenuta “Sputa la gomma!”, di e con Pierpaolo Palladino che coniuga in questo testo l’intento civile di portare all’attenzione del pubblico realtà purtroppo ancora ai margini, con l’ironia e l’autoironia che smorza in una risata l’affanno del vivere. Il protagonista muove da realtà tristemente contemporanee (il bullismo come affermazione nel branco, i trentenni-capofamiglia aiutati dai genitori per arrivare a fine mese, l’oscuro sottobosco degli agenti teatrali, l’approccio svogliato nei confronti della cultura) e le demolisce restando sì a tasche vuote, ma con il cuore gonfio di ricordi. La regia di Manfredi Rutelli muove l’attore, solo apparentemente monologante, in uno spazio con pochi segni che definiscono la palestra e gli altri locali della scuola. Il ritmo alterna fasi di commossa riflessione ad in rapida successione: spesso si ha la sensazione di un vero e proprio montaggio cinematografico che, grazie anche al rapido cambio luci (Riccardo Gargiulo) e ai motivi musicali (Pino Cangialosi), definiscono nel vuoto le fisionomie di quei ragazzetti: Pamela, Tyron, Rosy e poi la bidella, la professoressa Giusti. Erano tutti lì o così ci è parso.

Paola Conte

Fuori Le Mura (On line)

Il teatro può essere uno strumento capace di motivare dei ragazzi con situazioni familiari difficili e capace di integrare ragazzi normodotati con ragazzi disabili ? Pier Paolo Palladino risponde a questa domanda realizzando lo spettacolo “Sputa la gomma”! sottotitolato “Il teatro va a scuola” (…) Nel palcoscenico Pier Paolo Palladino crea i personaggi della sua vicenda grazie ad un’immaginaria rappresentazione. Lo spettatore è catapultato su una scena in cui l’attore, da solo, riesce a creare tanti ambienti e tanti personaggi con diversi stati d’animo e problemi. “Sputa la gomma!” prova a simulare una comunicazione molte volte difficile tra generazioni diverse, tra ragazzi che vivono spesso senza una chiara motivazione e un’istituzione come la scuola che cerca di comprendere e imporre codici sociali comunicativi a volte sbagliati.

Lucia Nigro

TeatroTeatro.it (On line)

Pierpaolo Palladino ritorna nel suo nuovo spettacolo Sputa La Gomma!, a quell’approccio popolaresco che lo aveva già contraddistinto, dove popolaresco deve intendersi come “stare” tra la gente e non “andare verso” rimanendone comunque lontano. (…) riesce a tenerci appassionatamente interessati per quasi un’ora alla storia di questo manipolo di “diversi” dove diverso è però, finalmente, inteso in maniera positiva. Bravo. Ed è per questo che Sputa La Gomma!, e i personaggi che rappresenta, sono molto più veri di quelli che ogni giorno vediamo alla televisione. Anche se non sono modelli per nessuno, la loro lotta per dover essere accettati ogni giorno assume un significato che è più forte di tutto. Così come forti sono quei maestri che ogni giorno fanno sì che le vite di queste persone abbiano un senso che va al di là di meri doveri istituzionali. Speriamo siano tanti.

Renato Massaccesi

 

 

Un documentario da palcoscenico lo “Sputa la gomma!” di Pierpaolo Palladino

«Alla fine… la locandina con tutti i nomi, in ordine alfabetico…». Poche parole, quasi sussurrate, pronuncia Lorenzo nell’incipit del suo racconto. Parole che esprimono profonda soddisfazione per la riuscita del suo difficile progetto di avvicinare dei ragazzini al teatro. Siamo sulla scena di Sputa la gomma! il monologo scritto e interpretato da Pierpaolo Palladino, con la regia di Manfredi Rutelli, attingendo alle sue memorie di conduttore di laboratori nelle scuole medie inferiori della periferia romana. Una narrazione in flash back che apre squarci di riflessione sulla natura delle relazioni scolastiche e familiari, sulle dinamiche che ne determinano un quotidiano stereotipato e sempre in bilico di equilibrio.

Avvezzo a indagare istituzioni con tendenze “totalizzanti”, Palladino nella sua attività autorale era entrato con Tempo zero nelle camerate dei soldati di leva, svelandone il tedio e l’inutilità di giovani vite sospese in attesa del congedo. Era il 1995 (il testo vinceva in quello stesso anno il soppresso Premio IDI) e il drammaturgo non ancora trentenne, e fresco di naja, puntava il dito sul consesso militare che attendeva di rinnovarsi sul piano legislativo. E se allora lo spettacolo entrava nel dibattito sulla riforma del servizio militare, oggi è significativa la coincidenza delle repliche di Sputa la gomma! con l’avversato disegno di legge Gelmini – approvato in questi giorni alla Camera con la richiesta di fiducia. Significativo di quanto un certo teatro – quello indipendente, meno sostenuto e visibile – sia in sintonia con la società civile, con le sue istanze e i suoi malesseri.

Da solo in scena, Palladino mette in campo tutte le sue capacità istrioniche, dando voce al narratore Lorenzo e moltiplicandolo in una serie di altri personaggi, dai ragazzini con tutti i loro vizi e le loro debolezze, alla preside burocratizzata, dai bidelli scorbutici ai professori che osteggiano questo novello insegnante di teatro, e non solo. Ambientata in una scuola media di una qualsiasi periferia urbana italiana, la storia è quella di un attore “precario” che per sbarcare il lunario accetta di condurre un laboratorio in quell’istituto scolastico, mentre gli altri componenti della sua compagnia sono impegnati nelle riprese di una fiction televisiva. Ne esce una realtà prismatica, densa di emozioni e tendente alla denuncia di una scuola incapace di fronteggiare condizioni esistenziali difficili e portata a replicare al suo interno gli abituali processi di emarginazione sociale. Contro questi processi si pone l’attore Lorenzo, utilizzando gli strumenti del teatro e riconfermandolo medium per eccellenza di comunicazione tra essere umani.

Pochi elementi scenografici incorniciano l’azione monologante, oltre la “classica” sedia del narratore, lo scheletro di una lavagna troneggia al centro della scena e funge anche da appendiabiti. E due cestini di plastica funzionali al leit motiv che dà il titolo alla pièce. Quel “sputa la gomma!” pronunciato dal professore di teatro fin dal primo contatto con gli aspiranti giovanissimi attori, ragazzini di dodici anni incapaci di immaginare un mondo diverso da quello che sono costretti a vivere nelle loro “difficili” famiglie. Spesso sono figli di emigranti, la cui prima nota di esclusione è rappresentata dalla lingua e si ritrovano così a subire l’intolleranza dei compagni, alla stregua della ragazzina Down che vive la sua diversità con rassegnazione. Solo nel tempo e nello spazio del teatro la bambina riuscirà ad affrancasi dall’insegnante di sostegno che la inibisce nel suo bisogno di mostrarsi e di comunicare proprio quella sua diversità. Nel flusso drammaturgico, che scorre per ottanta minuti, la diversità perde l’iniziale accezione negativa, di eccezionalità sub-normale, e si trasforma, nel divenire del teatro a scuola, in regola per la creazione stessa, diventa una ricchezza per l’ensemble nato dal laboratorio di Lorenzo. Dal suo spavento iniziale, dovuto a tanta diversa umanità, Lorenzo elabora un modo di comunicare con i ragazzi, crea delle aperture nelle loro piccole coscienze in via di formazione, e sono proprio i momenti di allentamento delle auto protezioni dei giovani a generare zone di particolare emozione.

Tra training fisico e prove vocali sugli ironici versi di Gioacchino Belli, il gruppo arriva allo spettacolo finale, al piccolo-grande saggio di quell’esperienza profonda, che un’ellissi della scrittura ne lascia solo immaginare il successo. E alla fine sembra svelarsi un duplice significato del sottotitolo “Il teatro va a scuola” di questo Sputa la gomma! – in scena all’Orologio di Roma. Lorenzo con i suoi ragazzini ha ritrovato il senso più profondo del fare teatro.

Sputa la gomma! è la prima tappa di una trilogia che Pierpaolo Palladino presenterà nei prossimi mesi a Roma, sempre con la regia di Manfredi Rutelli. A dicembre, dal 2 al 21, andrà in scena al Teatro Lospazio.it L’ultimo angelo e poi La matematica sentimentale, da 27 gennaio al 15 febbraio, debutterà al Teatro dell’Orologio.

In teatro: Pierpaolo Palladino, Sputa la gomma!. Roma, Teatro dell’Orologio. Fino al 19 ottobre.

Mariateresa Surianello

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