Presentazione “Il giovane Francesco”

Presentazione Il giovane Francesco

Laboratorio 2010-2011

Il lavoro sul Giovane Francesco è il terzo lavoro consecutivo con il gruppo di utenti e volontari dell’Eta Beta onlus di Viterbo. Come nei due anni precedenti, da novembre a maggio il costante lavoro di gruppo è stata la cifra stilistica del laboratorio che ha preceduto sia la scrittura del testo, nata da improvvisazioni coi ragazzi stessi, che il montaggio dello spettacolo finale. Un cammino triennale che ha portato i ragazzi a confrontarsi prima con la coralità di “Brancaleone”, nel quale erano tutti impegnati in scena per l’intera durata dello spettacolo e poi con i “Racconti Improvvisati” in cui alla coralità si aggiungeva il gioco dell’improvvisazione e del reciproco ascolto. Quest’anno la terza fase consiste nello sperimentare oltre alla coralità e all’improvvisazione uno spazio scenico dinamico, rompendo la separazione tra palco e platea per un’azione teatrale condivisa direttamente con gli spettatori

Il pubblico si muove dietro gli attori che agiscono su quattro palchi distinti nel Giardino del Palazzo dei Priori di Viterbo, spostandosi continuamente da un punto all’altro ed alternando sia parti a memoria che azioni improvvisate. Le coreografie, curate anche in questo caso da Sabrina D’Aguanno, sono nate come sempre dalle loro improvvisazioni e solo alla fine dirette e codificate in un linguaggio uguale e leggibile per tutti.

Il testo immagina Francesco d’Assisi colto nella sua giovinezza ancora spensierata, figlio amato e dedito al lavoro con la bottega del padre. Il ritorno dalla guerra che lo porterà ad una crisi esistenziale e al cambiamento radicale della propria vita, solidarizzando coi poveri e i malati, motivo questo di scandalo per la comunità che non lo riconosce più e ne resta turbata. Francesco appare come un folle che gioca felice coi bambini e si dedica anima e corpo alla ricostruzione di una chiesa abbandonata, primo atto del suo rivoluzionario percorso spirituale. Ad amici e parenti, testimoni turbati dal suo agire non resta che porsi la domanda: “è possibile essere felici portando una croce ?”

Pierpaolo Palladino

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