Una vita semplice – Rassegna Stampa

International Post
Il mammome alessio, il maniaco dell’ordine Federico e il rassetta-cameretta Silvano, come moderni Forrest Gump vi entreranno nel cuore come chi guarda la vita con la tenerezza di chi guarda la vita con semplicità e tenera ingenuità.
Silvia Tarquini

Teatro&spettacolo.org
Fabio Bussotti, Andrea Murchio e lo stesso Palladino, sono bravissimi nel rendere i personaggi credibili e realistici, nel far percepire le difficoltà che possono incontrare svolgendo le attività più comuni. Fa bene il teatro di Palladino a non staccarsi dalla materia che più lo nutre e lo anima di tempo: le piccole grandi storie personali, raccolte con l’ascolto prima e poi approfondite sulla pagina, le esperienze che scorrono lungo le corde della propria memoria, in particolare, quella da educatore in un centro per disabili, ispira questo spettacolo. Ed è assolutamente meritato il Premio Enrico Maria Salerno per la Drammaturgia 2010 a sostegno della drammaturgia contemporanea, del teatro civile di contro a tanti argomenti futili e privi di sostanza.
Giusy Potenza

Una vita Semplice – Un lavoro, tre svitati e un ladro

Alessio, Silvano e Federico, vivono da soli in un appartamento e fanno parte di un progetto di casa famiglia per ora affidato solo a loro tre. Sono assistiti da un educatore, Giampiero, loro punto di riferimento fisso per ogni dubbio o controversia pratica, per il resto si dividono i compiti equamente e ciascuno secondo le proprie capacità.

 

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Federico.
(dalla sua cartella clinica)

“Presenta un ritardo mentale medio e note di instabilità comportamentale caratterizzate da nevrosi d’ansia che gli rendono difficile affrontare una situazione di vita quotidiana e sperimentare le autonomie personali e sociali, che pur parzialmente ha acquisito. Per questo si rende necessario predisporre forme di inserimento protetto e mediato da figure adulte competenti. Questo elemento va sempre tenuto presente, insieme al ritardo di base, come fattore invalidante, nella valutazione delle sue condizioni oggettive”

Silvano.
(dalla sua cartella clinica)

“Presenta un ritardo mentale medio con organizzazione nevrotica della personalità. Possiede una buona memoria sia a breve che a lungo termine. Riesce a svolgere semplici problemi della vita quotidiana. Ha acquisito le strumentalità del leggere e dello scrivere, senza però padroneggiarle completamente ed utilizzarle per ulteriori apprendimenti. Ha un basso grado di tolleranza alle frustrazioni: di fronte a queste a volte reagisce chiudendosi in se stesso ed estraniandosi, altre volte con atteggiamenti di eccessiva verbalizzazione. Non riesce a discriminare le proprie potenzialità, in contesti dove è forte il confronto con i coetanei, tende a esaltarsi o a sottovalutarsi”.

 

Alessio.
(dalla sua cartella clinica)
“Presenta un ritardo mentale medio con immaturità affettivo-relazionale ed una condizione costante di ansia. Presenta nella sfera dell’autonomia picchi di buona competenza associati a cadute notevoli: ad esempio va a fare la spesa ma non conosce il valore del denaro. La motricità è caratterizzata da goffaggine. Non è in grado di elaborare più stimoli contemporaneamente. L’attenzione è di breve durata indipendentemente dal tipo di stimolo proposto. Ha capacità di memorizzare gli eventi legati al proprio vissuto. L’atteggiamento ansiogeno gli procura tic evidenti al volto, un’accentuata gestualità, una difficoltà del controllo respiratorio che gli procura inceppamenti nella pronuncia delle parole che supera con l’uso di intercalari, un’eccessiva verbalizzazione ed una continua ricerca di approvazione, di giustificazione, di gratificazione”.

 

Leggi un estratto del TESTO

 

 VINCTORE del PREMIO ENRICO MARIA SALERNO PER LA DRAMMATURGIA – Quindicesima Edizione – Anno 2009 

MOTIVAZIONI DELLA GIURIA

Le contraddizioni, le aspirazioni e i drammi della vita, visti attraverso gli occhi di tre ragazzi ospiti di una comunità per disabili. Federico, Silvano e Alessio hanno capacità intellettuali troppo limitate per governare appieno la complessità dell’esistenza. Eppure lottano per superare i propri limiti, alla conquista del diritto ad un poco di felicità. Il mondo oltre le mura della comunità protetta è affollato di personaggi che mai compaiono in scena. Conosciamo le loro vicende solo attraverso le voci riportate dei tre protagonisti. Così apprendiamo di arresti, fughe, furti, ricettazioni, tradimenti, incidenti mortali. Fatti che coinvolgono i tre protagonisti loro malgrado, amplificandone le nevrosi e le fragilità.

A vivere la vita vera sembra che siano gli altri, i forti, gli intelligenti: i genitori dei ragazzi, gli educatori, i colleghi del magazzino presso il quale fanno un tirocinio lavorativo, i carabinieri che indagano sui furti in quel magazzino, e poi l’inquieta Susanna, la ragazza madre che intenerisce i sogni dei tre, e Giuseppe, il bullo motorizzato che spingerà la commedia verso il dramma. Forse davvero i tre ragazzi vivono attraverso le vite degli altri. O forse, che cosa davvero sia la vita, è questione difficile da decidere. E Palladino, che da artista rielabora così la propria esperienza di educatore teatrale presso una comunità di disabili, ci sfida a cambiare il nostro punto di vista, a guardare le cose cogli occhi dei semplici e a restituire valore e dignità a ciascuna delle possibili, infinite avventure umane.

 

Una vita semplice – Rassegna Stampa

 

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